giovedì 23 settembre 2010

Gatti Ninja

Titolo: Blade Kitten

Sistema: Windows

Produttore: Atari

Sviluppatore: Krome Studios

Genere: Platform

Uscita: 22 Settembre 2010 (Steam)





Blade Kitten è un platform/hack 'n slash 2D in cel shading interpretato da una ragazza-gatta di nome Kit Ballard; di mestiere fa la cacciatrice di taglie. Non è una gatta morta. Non una gatta fatale. Una gatta kawaii, diciamo, però comunque in grado di esprimere una notevole sensualità, grazie ad un fisico snello ma relativamente prosperoso. Lo stile visivo ricorda programmaticamente gli anime, sebbene l'opera abbia origini occidentali - e si vede: l'autore, Steve Stamatiadis, è reduce da esperienze webcomic, e mira a trasferire nel gioco lo stesso feeling fumettoso. Sul piano interattivo, l'impostazione è bidimensionale, ma il motore che muove il tutto è 3D: la terza dimensione è accessibile soltanto ai nemici oppure a Skiffy, il "simpatico" animaletto da cui Kit mai si separa, il quale si rivela un aiuto fondamentale quando si tratta di attivare apparecchiature elettroniche o raccogliere loot fuori portata. Un altro accompagnatore costante dei viaggi della giovane è una spada senziente, chiamata Darque Blade. Nel corso di una missione sul planetoide Hollow Wish, inseguendo un manigoldo conosciuto come Terra Li, Kit ha la sventura di imbattersi in una cacciatrice rivale, una certa Justice Kreel, che le manda l'astronave in frantumi e le ruba il microchip contente dati essenziali per la sua attuale missione. Il recupero del prezioso congegno, e la rivalsa contro l'odiosa "collega", divengono gli espedienti che alimentano lo sviluppo narrativo (e, quindi, interattivo) del gioco. La trama è abbastanza insulsa, però bisogna riconoscere che Blade Kitten tira fuori le unghie e graffia per quanto riguarda character design, regia delle cut-scene e recitazione digitale (dunque, doppiaggio).




Il primo aspetto che balza all'occhio di Blade Kitten, è l'approssimazione denunciata, in alcuni frangenti, dalle animazioni. L'incedere della protagonista, in particolare, non è del tutto credibile, e più che camminare, essa sembra scivolare sullo scenario. La risposta ai comandi, inoltre, non è sempre immediata, ed è chiaro che un salto non spiccato col giusto tempismo, può provocare gravi conseguenze. Ma, d'altronde, la morte in Blade Kitten, non è affatto un dramma, poiché il giocatore dispone di vite infinite, e la salute si rigenera completamente in pochissimi secondi. In tal modo, si mitiga sì la frustrazione, e difficilmente capita di dover riaffrontare lunghe porzioni del livello per raggiungere il punto ostico in cui ci abbiamo lasciato le penne (anzi, trattandosi di un felino, lo zampino). Ma, al contempo, si decurta così il mordente, si spunta il pungolo della tensione, che, tra un'imprecazione sacrilega e l'altra, costituisce il perno dell'appagamento in tanti impegnativi gloriosi platform del passato (e del presente, come il mai troppo lodato VVVVVV).




Lo stile grafico è gradevole, ma talvolta le ambientazioni appaiono spente e monotone. Il design di personaggi e location è piuttosto avvincente, ma sul piano prettamente tecnico (ossia in merito a complessità poligonale dei modelli e definizione delle texture), il risultato non è sempre impeccabile. Per giunta, l'engine 3D non brilla neppure in ottimizzazione, e il frame rate non si dimostra esattamente stabile, né del tutto fluido, e quanto mostrato a video non giustifica in alcun modo tale (relativa) pesantezza. Anche i temi musicali, come le ambientazioni, tendono ad affondare nel grigiore e nell'anonimato, per via di una certa piattezza compositiva.






A prima vista, si direbbe che la progettazione degli stage si sforza di mantenere sempre vivo l'interesse del giocatore, orchestrando gli elementi ludici per congegnare sfide sempre diverse. Tuttavia, anche in questo ambito, l'impressione è che si sarebbe potuto fare molto di più. Dopo qualche livello, si realizza la grave mancanza di idee che inficia il game design, e l'esperienza di gioco finisce per risultare annacquata e monocorde. Complici i difetti sopra rilevati (la risposta ai comandi non sempre efficiente e le animazioni incerte) il controllo della protagonista risulta a tratti frustrante: non sempre si riesce a farle compiere determinate azioni con la dovuta precisione. Insomma, giunti a metà del gioco, o ancor prima, sopraggiunge prepotente la pulsione ad abbandonarlo, ed è un peccato, poiché le premesse con cui l'opera ci aveva raggiunti non erano affatto negative.







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