domenica 7 marzo 2010

Donne e motori: Sega e cultori

Titolo: OutRun 2006: Coast 2 Coast

Sistema: Windows XP/Vista

Produttore: Sega

Sviluppatore: Sumo Digital

Genere: Arcade Racing

Anno: 2006



Ogni giocatore di vecchia data non può fare a meno di ipostatizzare la propria software house preferita - nonché quelle rivali. Un processo emotivo che la passione per il gioco elettronico, proprio in quanto passione, si direbbe non riesca ad evitare. L'investimento di sentimenti che la pratica videoludica implica, appare, in maniera patente, assistendo ad una qualunque diatriba di console war. Videogiocare è più di un hobby. E' quasi una ideologia. Un sistema assiologico. In sostanza, una chiave per rapportarsi al mondo, uno strumento fondamentale con cui applicare significato e discernibilità alla realtà circostante.





Non si spiegherebbe altrimenti la pervicace fiducia che gli appassionati Sega accordano da sempre alla propria software house prediletta. Il tutto non si può ricondurre alla qualità dei giochi - spesso altalenante. Le ciofeche che macchiano il passato della casa di Sonic sono innumerevoli, specie nella storia recente. Come recita un celebre slogan di quasi 20 anni fa, la produzione Sega pare garantire al fruitore quel qualcosa in più, che le altre case non sanno offrire. Un non-so-che il quale magari non si sa per la semplice ragione che non esiste. Ma è una questione di fede, un'interpretazione razionale sarebbe fuori luogo. Qui ci limitiamo ad osservare un aspetto della faccenda: la spacconaggine che contraddistingue l'immagine della software house, nonché i suoi cultori. Sentire di avere qualcosa in più rispetto agli altri, è un carattere riscontrabile non soltanto nelle (azzeccate) campagne promozionali. Scaturisce come tratto costitutivo della questione da qualunque punto di vista la si guardi. Ad iniziare dal piano iconografico, di cui Sonic rappresenta l'emblema. Un porcospino spavaldo, temerario, veloce, sicuro di sé. Per non parlare di Wonder Boy: il ragazzo delle meraviglie! Non è un caso se la compagna gli è chiaramente tanto legata. Per tacere delle colonne sonore dei giochi Sega, forti di una ritmica possente; composizioni incalzanti caratterizzate da un notevole impatto tecnico e da strutture intricate. Come trascurare, inoltre, l'imponenza degli engine grafici che soggiacciono ai giochi? Già a partire da OutRun, fanno sfoggio dei muscoli ad ogni occasione, con le enormi pareti dei canyon che paiono travolgerti e gli strati nuvolosi in cui il mondo sembra perdersi.





OutRun, appunto. Una Ferrari Testarossa sotto le chiappe palestrate, una bionda al proprio fianco, il vento fra i capelli, gli occhiali neri, la brillantina, il sorriso durbans, la velocità ad oltranza, da ritiro immediato della patente. OutRun esemplifica, forse più che qualunque altro titolo, quanto pieni di sé siano la Sega e i suoi seguaci, affascinati e irretiti da una simile risibile dimostrazione di auto-indulgenza, da un immaginario tanto kitsch. La mia non vuole essere una critica; se lo è, va intesa in senso ironico, dacché io stesso mi professo segofilo convinto, almeno, per quanto riguarda l'ambito arcade. In merito al mercato casalingo, ho abbandonato la barca prima che affondasse; come Sega stessa, del resto, che ha saggiamente deciso di smettere di produrre hardware, quando ha visto la bancarotta profilarsi minacciosa all'orizzonte.


Se non si dà troppo peso a qualche texture particolarmente slavata, l'impianto grafico è tuttora godibilissimo.


La supponenza Sega, peraltro, è diversa dalla baldanza vaneggiante dell'altra grande S, Sony. Il successo ha dato alla testa all'azienda di Kutaragi, le ha fatto perdere il contatto con la realtà. Raggiunte vette inaccessibili ai comuni mortali, sospinta da una sicumera sconfinata, l'inevitabile successivo tonfo fu terrificante. A differenza di Sega, Sony ha finito col dimenticarsi dei propri stessi sostenitori, compiendo una serie impressionante, per numero ed entità, di scelte di mercato a dir poco folli. Sega ha commesso certamente le sue assurdità, ma non si è mai sognata di trascurare il proprio zoccolo duro di appassionati. Anzi, ne ha sempre, costantemente, sapientemente titillato lo smisurato ego. Ne è prova codesto OutRun 2006. Seguito (o remake, se vogliamo) dello storico arcade partorito dalla prolifica tastiera di Yu Suzuki nel 1986, questo capitolo presumo veda la luce proprio per celebrare il ventennio esatto trascorso dall'uscita originaria del brand. Ed assolve al compito con discreto stile. Facendo correttamente leva sulla boria supposta del target principale, il fan Sega di vecchia data.


Come da tradizione, prima dell'inizio della gara, bisogna scegliere il pezzo musicale di accompagnamento. La OST imbastita per l'occasione è anonima e caciarona. Per fortuna, è possibile sbloccare la musica originale.


Alla luce delle considerazioni finora espresse, deduciamo quanto segue. OutRun 2006 può dirsi un prodotto riuscito nella misura in cui si dimostra un gioco vanitoso. E bisogna riconoscere che esso ha successo, in tal senso. Tanto per dire. La derapata. Altrove è una tecnica di guida che consente di affrontare le curve in modo sì spettacolare, ma anche efficace. Qui rallenta la vettura; il più delle volte, conviene imboccare un tornante alla massima velocità: lo scontro col bordo pista, salvo i casi più gravi, si risolve con una lieve decelerazione, mentre nel frattempo, un apposito algoritmo, spesso bizzoso, riconduce istantaneamente la vettura all'interno della carreggiata. Il drifting, dunque, sarà pure inconcludente in quanto tecnica di guida. Però impressiona la bionda seduta al nostro fianco, e ce ne assicura pertanto l'amore. L'esibizionista segofilo dentro di noi, così, è contento. Direct2Drive attualmente vende il gioco in bundle assieme a Sega Rally Revo ad un prezzo tutto sommato interessante.


Le numerose modalità di gioco alternative, salvano il gioco dal soffocare sotto il peso della stessa nostalgia che evoca.






Download
from Direct2Drive UK (9.95£)

Nessun commento: