sabato 4 giugno 2011

New Frontiers

Il mondo di The Witcher 2 è tangibile. Al di là della resa grafica. È uno degli aspetti a cui, in ambito RPG, di solito ci si riferisce con rapporto causa-effetto. Ogni gesto in The Witcher 2 ha il suo peso. Ogni scelta, i suoi risvolti concreti, credibili. Il giocatore sente gravare sulle sue spalle la responsabilità di quello che accade - o può accadere a sé e alla sua cerchia di rapporti interpersonali. Si è lodata la regia del gioco, ma a mio parere, The Witcher 2 è uno dei pochi giochi, forse l'unico, in cui ci si affranca con determinazione da stilemi narrativi cinematografici, per consegnarci una nuova forma espressiva, che forse non possiamo più definire "narrativa". Men che meno, si può parlare di "trama". È questo che lo rende un fottuto capolavoro. Riesce a porti davvero al centro delle vicende. E a farti dimenticare la predeterminazione che in fondo, per forza di cose, ogni gioco ha, nonostante la sua natura "ipertestuale". Si respira l'impressione che quello di The Witcher 2 sia un universo di possibilità. Che nulla è stabilito. Che tutto ancora deve avvenire. Non è narrativa perché uno dei tratti costitutivi di quella è il riferirsi sempre a qualcosa che è già stato. Qui, finalmente, al contrario, sembra tutto in itinere. Ed è un gioco responsabilizzante. Una simulazione che esige di essere presa sul serio. Che richiede il tuo impegno, fomenta la tua fantasia, stuzzica il tuo ingegno. Non ti trasporta con arroganza e supponenza, come la maggioranza dei prodotti degli ultimi anni. Confida in te, nei tuoi mezzi, nelle tue capacità. Ti pone di fronte il problema, e sa che riuscirai a cavartela.




Insomma, The Witcher 2 ha una tale potenza che riesce a sventrare le barricate di ciò che non si riteneva fattibile con questo medium. Lo affranca dai complessi, dall'imbarazzo e dall'emulazione che da sempre il mezzo soffre nei confronti dei linguaggi esistenti. L'aspetto più singolare della questione è che nella poderosa carica innovativa del gioco, in filigrana, si intravede la lezione dei classici del videogioco. The Witcher 2 è determinato e radicale nell'avanzare, ma, con paradosso solo apparente, procede come un nano sulle spalle dei giganti.


8 commenti:

Unknown ha detto...

Belle considerazioni :D

exitplanetdust ha detto...

Grazie OwNathan. Sono dei commenti a caldo dopo qualche ora di gioco. Non è che per caso hai scritto anche tu riguardo questo titolo?

Unknown ha detto...

Una recensione sul blog che tiro avanti con Nenya, ora è down perché ci sto lavorando, tra qualche giorno sarà di nuovo online e ti passo il link. Unica cosa è scritta un po' troppo come una recensione, ma abbiamo già deciso di cambiare target perché ce ne frega davvero poco di attirare visite parlando di texture e altri dettagli piuttosto trascurabili.

exitplanetdust ha detto...

Bene, aspetto il link. Sono d'accordissimo sulla necessità di cambiare target. Posso capire le esigenze delle riviste, ma noi sui blog dovremmo smetterla di valutare un gioco come fosse un, che ne so, cellulare. La comodità dei tasti, la brillantezza dello schermo... Questi metodi valutativi meramente "tecnologici" hanno abbondantemente rotto il cazzo.

Unknown ha detto...

Infatti, la valutazione tecnica deve essere finalizzata ad una prospettiva completa sul prodotto, non semplicemente al conto dei poligoni o dei bug. Vedremo di cambiare ulteriormente il nostro approccio, anche se prima era comunque molto distaccato dalle recensioni comuni.

Unknown ha detto...

Eccola qua :D
http://silentgarden.it/the-witcher-2-assassins-of-kings-recensione-pc/

exitplanetdust ha detto...

Bella lì :)

Count Zero ha detto...

Bel blog, finalmente uno sguardo non banale sulle produzioni videoludiche