mercoledì 20 febbraio 2013

Fantasy Job

Titolo: Sacred

Sistema: Windows

Produttore: Strategy First

Sviluppatore: Ascaron

Genere: Hack 'n' Slash

Anno: 2004





Se Sacred fosse un gioco indie dei nostri tempi, immagino già orde di giocatori indignati: "i giochi indie sono buggati e poco rifiniti!". Peccato che Sacred è un prodotto commerciale a tutti gli effetti; nonché pluripatchato, nel corso degli anni.
Dacché a tutt'oggi rappresenta una continua fonte di frustrazione, per via delle innumerevoli imperfezioni, all'epoca dell'uscita doveva consistere in un corso rapido, ma efficacissimo, di bestemmiologia. Insomma, me la prendevo tanto con Hazen qualche tempo fa, ma qui per certi versi va anche peggio. Ciascuna missione è un terno al lotto: ogni volta, bisogna incrociare forte le dita e pregare intensamente che il motore di gioco non impazzisca, precludendo il conseguimento del proprio obiettivo - ad esempio, facendo sparire, senza ragione, un personaggio chiave. Finché i problemi riguardano le missioni secondarie, tutto sommato, si può soprassedere. Ma se il glitch affligge la missione primaria, impedendo al giocatore di concludere il gioco, viene da domandarsi come un simile goffo abominio di programmazione abbia raggiunto il mercato, e continui a perdurarvi. E quando ci si accorge che un titolo di dieci anni fa, in certe situazioni, scatta orribilmente su PC odierni, oppure quando si clicca su un oggetto dell'inventario ma ne viene selezionato un altro, o ancora quando l'ero(r)e controllato dal giocatore non risponde ai comandi, e, per dire, invece di attaccare i nemici come ordinato, vi gironzola intorno lasciandosi allegramente trucidare, di "sacred", nella nostra vita, resterà ben poco.


In fatto di contenuti, relativamente alla formula hack 'n' slash, Sacred gode forse del primato quantitativo assoluto. Iniziamo con l'osservare le dimensioni della mappa: si rischia di perdersi tanto è abnorme: attraversarla da un capo all'altro, richiede ore reali del nostro tempo. Tant'è che fin dalle prime sessioni di gioco, fanno la propria comparsa dei mezzi con cui agevolare e abbreviare gli spostamenti. Come il cavallo. Ovvero, un grosso bug a quattro zampe. Che si sposta randomicamente sugli scenari, talvolta "trasla" via dalle chiappe del nostro protagonista, talaltra perde la propria interagibilità, e il gioco ce ne nega l'utilizzo. Tra l'altro, i nemici con abilità magiche (e non solo quelli) sono in grado di arrestarne il galoppo, rendendo spesso preferibile spostarsi a piedi, cercando di evitare gli scontri - tentativo quasi sempre vano. Vogliamo parlare del numero stratosferico di sottomissioni? Peccato siano tutte identiche: va e uccidi, per il 99% dei casi. Diciamo il 100%, che non si fa torto a nessuno. Notevole anche il bestiario, in varietà e vastità: peccato che sovente i "nuovi" nemici sono vecchie conoscenze dotate di inedito abbigliamento e livello più alto; e peccato che gli avversari non richiedono quasi mai un approccio specifico, al di là del mero "punta&clicca" a prima vista.


Sacred è alienante e abbrutente come o peggio di un lavoro in fabbrica. Si interagisce compulsivamente, guidati esclusivamente da eventuali manie di completismo, comuni tra i fruitori di RPG (posto che a mio avviso, in questo genere di titoli, di ruolismo c'è poco o nulla). Per il resto, il gioco non si sforza minimamente di offrire nuovi stimoli, se non forse a livello visivo: gli scenari sono vari e solitamente incantevoli. La trama? Pfff, la trama in un hack 'n' slash? Dai, seriamente... Sacred riuscirà a farvi odiare il genere, tanto ne incarna all'estrema conseguenza i limiti strutturali nativi. Un qualunque FPS presenta, nel corso del suo dipanarsi, qualche spunto creativo in più. E attenzione, non parlo dei capolavori del genere. Come System Shock 2 - da qualche giorno finalmente disponibile su GOG. Ma di un qualunque basico sparacchino che raggiunga livelli di decenza.

L'immediatezza, la vastità e la libertà d'approccio che lo caratterizzano, insieme ad uno stile accattivante, rendono Sacred inizialmente assai gradevole. Ma è soltanto la prima impressione. Presto ci si rende conto che la struttura è estremamente debole e non riesce minimamente a reggere la sovrabbondanza di contenuti; ciò, insieme ad una sfacciata monotonia nel design, faranno saltare i nervi anche al più accanito appassionato di hack 'n' slash.

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