mercoledì 10 febbraio 2010

Con un'arma rischio di ferirti, ma senza non posso difenderti

Titolo: Shinobi III. Return of the Ninja Master

Sistema: Mega Drive

Produttore: Sega

Sviluppatore: AM7

Genere: Platform/Azione

Anno: 1993







Joe Musashi. Inchinatevi al cospetto di una delle protesi digitali più soddisfacenti e versatili di sempre; la varietà d'azioni di cui è capace, però, rappresenta una shuriken a doppio taglio. In momenti molto delicati è facile compiere, con esiti letali, un'azione al posto di un'altra. Cadere in un burrone a causa di un calcio volante in picchiata attivato erroneamente, ad esempio, è una delle cause di morte più frequenti. Altro grosso handicap: i nemici sembrano avvistare l'avatar del giocatore molto prima di comparire effettivamente sullo schermo. Ciò significa che spesso si finisce, inesorabilmente, contro i colpi lanciati con largo anticipo da avversari fuori campo.

Il boss fighting raggiunge qui vette elevatissime, costituendo un perno dell'esperienza ludica, come da tradizione nella saga in questione.


I due difetti appena descritti sono tutt'altro che marginali; anzi, risultano molto frustranti, a volte, soprattutto nelle fasi più avanzate. Per quanto riguarda questo gioco, però, assurgono paradossalmente a certificazione della qualità dell'opera nel suo complesso. Qualunque altro titolo con due difetti così gravi sarebbe risultato una ciofeca, mentre Shinobi III viene giustamente considerato uno degli action game più riusciti di sempre. Nonché il capitolo più ispirato della saga del ninja più famoso nella storia dei videogiochi. Il merito va certamente all'elevatissimo numero di azioni performabili, con le quali ciascun giocatore può superare ogni stage secondo la propria personale strategia, modellata sui propri gusto ed inclinazione. Il game design invita, in maniera patente, ad individuare ed adottare le tattiche più spettacolari e complesse: perciò, possiamo considerare sensatamente Shinobi III uno stylish game ante litteram, dotato di strati di fruizione sovrapposti, cui il giocatore accede in funzione delle proprie ambizioni e competenze. Il game design, in merito alla configurazione degli stages, sembra organizzato per “ospitare” in maniera ottimale i differenti approcci possibili del fruitore. Insomma, si tratta di un gioco che concede all'utente ampi margini di "interpretazione", in qualunque accezione si voglia concepire il termine.




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